Sezze
Sezze (Sézze Template:IPA[1]) è un comune italiano di 23 770 abitanti[2] della provincia di Latina nel Lazio.
Talvolta il paese è ufficiosamente citato come Sezze Romano, nome però che appartiene alla sola stazione ferroviaria (a cui l'aggettivazione Romano fu attribuita dalle Ferrovie dello Stato agli inizi del 1900 per dirimere un'apparente omonimia, nel solo ambito ferroviario, con l'allora Sezzè in provincia di Alessandria).
Geografia fisica
Territorio
Nel territorio comunale, che si estende tra l'agro Pontino e i monti Lepini, sorge e scorre il fiume Ufente e si innalzano le cime del Monte del Cerro, del Monte Forcino, del Monte Fulcino e del Monte Rotondillo.
Clima
- Classificazione climatica: zona D, 1661 GG
Origini del nome
Tradizionalmente, il nome latino della città, Setia, è fatto risalire alle gesta del mitico fondatore, Ercole. Il nome moderno Sezze continua la forma latina di locativo Setiae,[3] ma nei secoli passati era usata anche la forma Sezza, regolarmente derivata da Setia. Il nome degli abitanti esiste sia nella forma che continua il latino, Setini, sia in quella derivata dal nome moderno, Sezzesi. Talvolta il paese è impropriamente indicato come Sezze Romano, che è in realtà la denominazione data, all'inizio del Novecento, alla sola stazione ferroviaria del paese, che allora faceva parte della provincia di Roma. Ciò fu fatto per ovviare, nelle comunicazioni telegrafiche, alla quasi omonimia con la città piemontese di Sezzè, anch'essa sede di una stazione. Nel 1916 Sezzè adotto l'attuale nome di Sezzadio e nel 1934 Sezze passò dalla provincia di Roma alla neocostituita provincia di Littoria, ma l'aggettivo Romano non fu più cassato nel nome della stazione. Esso non fa e non ha comunque mai fatto parte della denominazione ufficiale del paese.
Storia
Secondo la leggenda, il mitico fondatore della città fu Ercole, che, giunto a Sezze dopo aver vinto i Lestrigoni, una popolazione che si suppone fosse stanziata nel basso Lazio, si congiunse con una vergine del luogo dando alla luce il Faustus, eroe minore di cui si ha testimonianza nella poesia apocrifa del ciclo epico. Lo stemma della città raffigura il leone nemeo, della cui pelle Ercole si fregiava, che regge una cornucopia ricolma di frutti, con intorno la scritta, nella forma di un esametro leonino in latino, SETIA PLENA BONIS GERIT ALBI SIGNA LEONIS ("Sezze piena di beni porta l'insegna del bianco leone"). L'antico nome del paese (Setia) viene così collegato a seta (o saeta), in riferimento alle setole del leone nemeo.
A Sezze venne creata una colonia latina circa nel 382 a.C.[4] nel mezzo del territorio dei Volsci,[5] atta alla difesa contro di questi. Nel 341 a.C. uno dei due praetores a capo dell'esercito della Lega latina era Lucio Annio di Setia.[6] Nel 340 a.C. la città partecipò alla rivolta latina terminata con la battaglia di Trifano e la sconfitta della lega. Nel 209 a.C. fu tra le dodici città latine che si dichiararono impossibilitate a fornire truppe a Roma per contrastare Annibale[7] e nel 198 a.C., dopo la seconda guerra punica, fu teatro di una rivolta di prigionieri cartaginesi[8] coi relativi schiavi e, molto probabilmente, anche di schiavi già sfruttati nella produzione di vino[9]. Durante la guerra civile tra Mario e Silla fu conquistata da Silla nell'82 a.C. Fu in seguito centro agricolo e sede di diverse ville. Viene citata da Marziale, Giovenale e Cicerone soprattutto per il suo vino. A proposito di questo, Plinio il Vecchio ricorda come il vino di Sezze fosse il preferito di Augusto e di diversi suoi successori ed accenna a sue proprietà benefiche.[10]
Si ritiene che Sezze abbia dato i natali a Gaio Valerio Flacco, poeta latino di I secolo d.C. autore del poema epico Argonautica. Diversi manoscritti del poema, infatti, recano un Setinus Balbus che secondo alcuni va integrato nel nome del poeta, identificandolo come setino. Un poeta di nome Flacco è citato anche da Marziale fra i propri amici e però identificato come padovano, ma probabilmente si tratta di due persone diverse.[11][12]
Durante l'Alto Medioevo sopravvisse grazie alla sua posizione fortificata e nel 956 si organizzò come libero comune. A partire dal 1046 circa è da segnalare l'opera del monaco benedettino Lidano d'Antena (1026-1118), che edificò il monastero di Santa Cecilia e provvide alla bonifica del territorio circostante: dopo la sua morte venne canonizzato ed eletto patrono della città e della diocesi. A Sezze, in questo periodo, risiedettero brevemente i papi Gregorio VII (1073), Pasquale II (1116) e Lucio III (1182). Si trovò spesso in conflitto con i comuni confinanti (Carpineto, Bassiano, Priverno e Sermoneta). Nel 1381 passò in potere della famiglia Caetani, che ne fu scacciata da una rivolta dodici anni dopo.
La popolazione fu fortemente colpita dalla peste del 1656 e dalle scorrerie di spagnoli e austriaci. Nel 1690 vi fu fondata la Accademia scientifica letteraria degli Abbozzati, che fu riconosciuta come colonia arcadica dalla Accademia dell'Arcadia di Roma.
Durante l'occupazione napoleonica, a partire dal 1798, la popolazione scacciò la guarnigione francese. Goethe cita rapidamente Sezze nel suo Viaggio in Italia, avendola incontrata nel suo itinerario nella campagna di Roma.[13] Il paese, come molti altri dell'area pontina, fu interessato dal brigantaggio postunitario e nel 1866, in un battaglione di zuavi pontifici inviato sul luogo, trovò rifugio John Surratt, l'unico tra gli assassini di Lincoln che riuscì sfuggire alla cattura. Nel 1870, dopo la presa di Roma, Sezze entrò a far parte del Regno d'Italia. Il paese fu duramente colpito dall'epidemia di influenza spagnola del 1918, a seguito della quale nel comune fu istituita la Colonia Agricola Pontina. Negli anni Trenta, nella pianura di Sezze ebbe sede un campo di volo a vela[14] in cui nel 1939 si svolsero delle prove di valutazione per gli alianti da usare durante le Olimpiadi di Tokyo del 1940,[15] che poi non si tennero a causa della guerra.
Nel 1944 l'abitato fu sottoposto a diversi bombardamenti,[16] che colpirono duramente, fra l'altro, le chiese di San Sebastiano e Rocco, rasa al suolo e mai più ricostruita, e di Sant'Andrea; nel bombardamento che colpì quest'ultima chiesa, il 21 maggio 1944, morirono 71 persone.[17] Come numerosi comuni pontini e del frusinate, dopo l'arrivo degli Alleati anche Sezze fu vittima delle cosiddette marocchinate.
Il 28 maggio 1976, durante un comizio che si teneva nel paese, il giovane sezzese Luigi Di Rosa, militante del PCI, rimase ucciso in una sparatoria in cui fu implicato il deputato del MSI Sandro Saccucci, in un episodio che si può iscrivere agli anni di piombo.
Famiglie nobili
Sezze registra un fenomeno non insolito a molte città antiche: se, da un lato, vediamo famiglie locali "conquistare" notorietà e visibilità, d'altro canto, il centro lepino - per via di alleanze matrimoniali, di passaggi di eredità o di interessi più vari - diviene luogo di nuove "immissioni". Così, nei secoli, a Sezze presero dimora i Brancaleone (di Sezze molti storici ritengono il cardinale Leone, ricordato dalle fonti francescane come protettore di san Francesco d'Assisi); gli Annibaldi, estinti nel XV secolo; da Gaeta vi si trasferirono i Castagna, estinti nel 1707; i Cerroni sembrano invece essere una famiglia locale, così come i Ciammaruconi/e (ebbero il primo storico della città, un governatore a Rieti, un segretario della sacra Congregazione dei riti); i Colanardi, i Contugi (trapiantativisi da Volterra; da Cori (ma con origini emiliane) provenivano i Corradini (il cui più illustre rappresentante fu il cardinale Pietro Marcellino); i de Astis; i Pacifici (estinti del XIX secolo); i de Magistris, estinti nel 1820; da Sonnino provenivano i de Ovis, estinti nel 1782 nei Casali Del Drago; i Valletta, finiti poi nei Gabrielli di Gubbio; i de Rossi, il ramo setino dei Frangipane, estinto nel XVI secolo; i Gigli; più scarne notizie si hanno degli Ignazi, dei Novi, dei Raynaldi (che peraltro hanno un cardinale, Roberto), dei Pagani (rappresentati anch'essi in maniera eminente dal cardinale Pagano e da Marco, canonico lateranense), dei Pane e dei Pyletta; di notevole consistenza la storia dei Normisini e dei Pilorci. Gli Iucci discendenti da Stefano e figli di Domenico, per il ramo di Tommaso si sono estinti nel XX secolo nella famiglia Santoro Cayro, e per il ramo di Stefano si sono successivamente trasferiti prima a Sonnino e poi a Littoria oggi Latina; vivono da anni a Roma i marchesi Rappini di Casteldelfino, giunti in città con la bonifica piana del secolo XVIII, e i nobili Tuccimei di Sezze (trasferiti a Roma nel XVIII secolo).
- ↑ Template:DOP
- ↑ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore
<ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatoretemplate divisione amministrativa-abitanti - ↑ Template:Cita libro
- ↑ Velleio Patercolo, Historiae Romanae ad M. Vinicium consulem libri duo, I, 14. La fondazione della colonia di Setia è collocata otto anni dopo il sacco di Roma ad opera dei Galli, tradizionalmente datato al 390 a.C. ma oscillante.
- ↑ Template:Cita web
- ↑ Tito Livio, Ab Urbe condita libri, VIII, 3.
- ↑ ibidem, XXVII, 9
- ↑ ibidem, XXXII, 26
- ↑ Filippo Coarelli. Roma, i Volsci e il Lazio antico. In: Crise et transformation des sociétés archaïques de l'Italie antique au Ve siècle av. JC. Actes de la table ronde de Rome (19-21 novembre 1987) Rome: École Française de Rome, 1990. p.141 (Publications de l'École française de Rome, 137);
- ↑ Plinio il Vecchio, Naturalis historia, XIV, 8: «Divus Augustus Setinum praetulit cunctis et fere secuti principes, confessa propter experimenta, non temere cruditatibus noxiis ab ea saliua».
- ↑ A Dictionary of Greek and Roman biography and mythology William Smith, Ed.; qui si ritiene che Setinus Balbus, più che attributo del poeta, possa essere stato il nome del possessore dell'archetipo da cui furono tratte le copie successive.
- ↑ Marziale, I, 76 parla di un poeta di nome Flacco che sembra in condizioni economiche precarie. I filologi umanisti Giovan Battista Pio e Daniel Heinsius, però, riferiscono che il poeta facesse parte del collegio dei quindici custodi dei Libri Sibillini, ruolo che sembra presupporre buona disponibilità economica.
- ↑ Template:Cita libro
- ↑ Template:Cita web
- ↑ Template:Cita web
- ↑ Template:Cita web
- ↑ Template:Cita web